Vengono definite malattie croniche quelle patologie che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) presentano le caratteristiche di lunga durata e generalmente una lenta progressione senza un significativo miglioramento clinico.
L’incontro con una malattia cronica rischia di intaccare lo stesso senso di identità della persona che riceve tale diagnosi, e ciò può suscitare un cambiamento del tono dell’umore, da elevato stress e ansia.
Oltre alle difficoltà fisiche, tali patologie possono avere un forte impatto anche sulla vita sociale, lavorativa e sessuale, condizionando inevitabilmente lo stile di vita della persona.
Il processo di accettazione della malattia non è automatico, né per la persona né per la sua famiglia. È simile ad un lutto che la persona ha bisogno di elaborare: si perde la propria immagine di “persona sana” dando spazio a quella di persona malata, quasi “un oggetto rotto”.
Ma la persona non è la malattia, è tanto altro!
Accettare la malattia significa riuscire a superare la domanda continua del “perché proprio a me?”. L’accettazione non è passivo adattamento e rassegnazione, ma il riconoscimento della propria realtà e volontà attiva di vivere a pieno la propria vita.
L’intervento psicologico ha l’obiettivo di favorire il benessere della persona, dando spazio all’espressione dei vissuti emotivi e fornendo strategie di adattamento legate al proprio stato clinico, alleggerendo e favorendo l’accettazione del fardello che la malattia rappresenta.